La Riflessoterapia per agopuntura.

 

La Riflessoterapia per agopuntura. Ceccherelli Francesco, Gagliardi Giuseppe, Matterazzo Giovanni, Rossato Massimo, Giron Giampiero.

ISTITUTO DI ANESTESIA E RIANIMAZIONE, UNIVERSITA' DI PADOVA;
A.I.R.A.S.(Associazione Italiana per la Ricerca e l'Aggiornamento Scientifico) - Padova.
 Sommario
 Riflessi cutaneo - o somato-simpatici
 Riflessi somato-parasimpatici
 Riflessi somato-cardiaci
 Riflessi somato-gastrointestinali
 Riflessoterapia e Antinocicezione
 Riflessoterapia ed effetto miorilassante
 Effetto della Riflessoterapia sull'efferenza
neurovegetativa
 Impiego clinico della Riflessoterapia
 Effetto dell'Agopuntura sul dolore cronico rachideo ed
in generale muscoloscheletrico
 Trattamento delle cefalee
 Complicanze ed effetti collaterali
 Conclusioni
 Bibliografia

 

 

                                                       Sommario


Gli Autori presentano una rassegna della letteratura scientifica che delinea il meccanismo d'azione della riflessoterapia agopunturale.
Lo stimolo dovuto all'infissione dell'ago eccita i nocicettori cutanei meccanorecettori ad alta soglia ed a lento adattamento) e muscolari; a livello muscolare sembrano essere coinvolti anche i fusi neuromuscolari. Il primo livello di integrazione dello stimolo agopunturale è quello segmentario spinale dando luogo ai cosiddetti riflessi somato-autonomici o somato-viscerali che costituiscono il primo e più immediato effetto terapeutico di tale tecnica. Successivamente, lo stimolo viene integrato a livelli più centrali originando una risposta di neurotrasmettitori e neurormoni che intervengono nella modulazione della nocicezione della sofferenza dolorosa.

Per definire un riflesso è importante individuarne la base anatomica : recettore e fibra afferente, studiarne
l'integrazione centrale: segmentaria - extrasegmentaria ed infine la branca efferente. Numerosi studi sono stati effettuati per indagare le basi anatomiche dei punti di agopuntura, ma non si è raggiunta una ragionevole certezza circa l'esistenza di un'entità anatomica peculiare. Al momento attuale si possono accreditare le
seguenti affermazioni:
In corrispondenza della maggioranza dei punti di agopuntura (considerati tali secondo la localizzazione della Medicina Tradizionale Cinese) si riscontra una zona cutanea in cui cala la resistenza ed aumenta la conduttanza (Chan 1984) (Reichmanis e coll.1975).
Per contro, non si intende negare che possano esistere anche altre zone ad elevata conduttanza non riconosciute come punti di agopuntura.
Da alcune ricerche operate nel cadavere, si è osservato che nel tessuto sottostante i punti vi sono, oltre alle terminazioni nervose libere, corpuscoli sensoriali e vasi di grosso calibro (Ciszek e coll.1985); sembrano rivestire una certa importanza anche i ligamenti, i tendini e le capsule (Dung. 1984).

Plummer (1979) sostiene che le vene cosiddette "perforanti" sono spesso implicate nei meccanismi riflessi agopunturali.

(Chan 1984) hanno evidenziato che 152 di 309 punti esaminati risultano essere in corrispondenza di un tronco nervoso, 260 sono anche in corrispondenza di un grosso vaso.
Niboyet (1980) ha notato una stretta relazione tra agopunti e fasci neurovascolari, in modo particolare quando questi ultimi ascendono verso l'epidermide, dove le fibre nervose si diramano nel derma "a pennello". Ciò
apparirebbe confermato da studi recenti di Heine (1987 - 1988 - 1988a). In sostanza, il punto cutaneo (infissione superficiale) di agopuntura appare essere una "zona potenziale " ovvero, una zonula in cui sono particolarmente abbondanti le fibre e, soprattutto, recettori nervosi.
Per comprendere più a fondo il fenomeno appare utile riportare gli studi circa l'individuazione delle fibre che conducono lo stimolo riflessoterapico attivo sull'innalzamento della soglia del dolore. Su questo punto è da ricordare l'autorevole opinione di Chang Hsiang Tung (1978) che indica le fibre dei gruppi II e III come le più attive in senso riflessoterapico. A tale riguardo vi sono opinioni differenti fra vari Autori.
Lu Guowei (1986) sostiene che le fibre di gruppo II sono le uniche a mediare l'attivazione di un effetto analgesico dopo infissione dell'ago.
Altri, come Pomeranz (1987) e Chen Longshun (1986) sostengono che accanto alle fibre di gruppo II bisogna
considerare le fibre dei gruppi III e IV. Questa ultima osservazione sembra ulteriormente confermata da Yan e Zonglian (1989) che, operando sul coniglio mediante il blocco differenziale, prima delle fibre del I e III gruppo e successivamente di quelle del III e IV gruppo, hanno osservato un effetto analgesico della stimolazione agopunturale (innalzamento della soglia del dolore) solamente quando risultano ffunzionalmente integre le fibre del III e IV gruppo.
Detto risultato non permette di discriminare se le fibre del III e IV gruppo trasportino stimoli efficaci nella stessa misura nel determinare l'effetto riflessoterapico, anche se appare improbabile pensare ad un effetto analgesico dovuto alla stimolazione delle terminazioni nervose libere (recettori la cui afferenza viene condotta alle corna dorsali dalle fibre C o del IV gruppo).
Vi è, a tale riguardo l'osservazione di Chang che ha registrato una diminuzione della soglia del dolore quando veniva utilizzato uno stimolo elettrico capace di eccitare le fibre C. Si può ragionevolmente concludere che la puntura dell'ago sembra funzionare mediante la stimolazione dei meccanorecettori cutanei ad alta soglia e lento adattamento dando luogo alla sensazione di dolore epicritico, puntorio, ben localizzato;
l'afferenza centrale è assicurata dalle fibre A delta o del III Gruppo.


Oltre ai recettori cutanei, giova sottolineare l'importanza dei recettori presenti nel tessuto muscolare.
I fusi neuromuscolari sono gli organi sensoriali del muscolo che più vengono interessati dalla stimolazione
sia manuale che elettrica.
Zonglian (1986) sottolinea, in base ad indagini istologiche effettuate in corrispondenza di alcuni punti muscolari, la prevalenza della presenza di fusi neuromuscolari.
Un elemento critico nel trattamento analgesico tramite agopuntura, e` quello che i cinesi chiamano "teh ch`i" e che noi potremmo indicare
come "sensazione localizzata".

Essa e` piuttosto sgradevole e caratteristica ma, vistane l'importanza come segno prognostico di efficacia del trattamento, merita un'accurata descrizione.
In generale i pazienti possono sperimentare un senso di "torpore", di "irritazione", di "distensione" o di
"pesantezza" che irradia dal segmento stimolato nelle aree circostanti ma relativamente vicine Millman (1977).

Diverse osservazioni cliniche ed esperimenti condotti in soggetti umani hanno dimostrato che il "teh ch'i" sia un prerequisito degli effetti analgesici e terapeutici dell'agopuntura tanto da essere considerato come una
misura della validità di un trattamento in corso Millman (1977).
Secondo Lin e coll.(1986) le sensazioni variano in relazione al tessuto interessato dallo stimolo; questo Autore afferma che la sensazione di "torpore" deriva dalla diretta stimolazione di un tronco nervoso; la sensazione di "irritazione " sarebbe il risultato della stimolazione del periostio, di ligamenti, di aponeurosi e di tendini; mentre quella di "distensione" o di "pesantezza" appare essere provocata dalla stimolazione muscolare.
 

Riflessi cutaneo - o somato-simpatici

Come verrà preso in esame , si è sviluppata una notevole conoscenza sulle ripercussioni neurochimiche della stimolazione per agopuntura, mentre, nonostante l'esistenza di una notevole mole di conoscenza scientifica nel campo della fisiologia, non è stato mai chiarito che l'azione segmentaria della stimolazione per ago si basa su riflessi somato -
autonomici.
Sato e Schmidt (1987) in una importante review sui riflessi somato-viscerali ipotizzano come essi siano
alla base degli effetti di tecniche terapeutiche come l'agopuntura, la moxibustione e diverse tecniche fisiche di riabilitazione. Nel 1966, con la messa a punto da parte di Sato e Schmidt di una tecnica di registrazione
basata sull'averaging, è stato possibile analizzare quantitativamente la risposta riflessa simpatica.
Essi hanno stimolato fibre afferenti a diversi livelli spinali, registrando la risposta riflessa a livello delle fibre simpatiche pregangliari in gatti
anestetizzati ed intatti. Hanno così individuato due componenti: un riflesso precoce ed uno tardivo.
Quello precoce, spinale, si evidenzia solamente se la registrazione si effettua omometamericamente alla stimolazione o nei metameri vicini; quello tardivo, sopraspinale (midollare) ed ampio si registra per la stimolazione a qualsiasi livello.

Ciò indica che la componente riflessa spinale del riflesso somato-simpatico ha una organizzazione strettamente metamerica, mentre la componente
sopraspinale è generalizzata; stimolando afferenti cutanei i riflessi più ampi sono scatenati dalle fibre
del gruppo II rispetto al Gruppo III. Se invece vengono stimolati afferenti muscolari, non si registra alcun
riflesso simpatico sino a che l'intensità della stimolazione eccita le fibre Ia e Ib (recettori primari dei fusi neuromuscolari e organi muscolo-tendinei di Golgi). Solo quando l'intensità della stimolazione eccita le fibre del Gruppo II e del Gruppo III relative a muscoli flessori, si osserva un'ampia risposta simpatica.
La stimolazione di afferenti somatici relativi a muscoli estensori, esita in trascurabili riflessi simpatici.
Anche la stimolazione di fibre del Gruppo IV (c) da luogo a riflessi simpatici chiamati C-reflex (Fedina e
coll. 1966, Koizumi e coll. 1970, Schmidt e Weller 1970).


Riflessi somato-parasimpatici

Oltre all'inibizione vagale cardiaca dopo stimolazione di afferenti somatiche osservata da Iriuchijima e coll.(1963), altri Autori (Terui e coll. 1984) hanno osservato una risposta bifasica: inizialmente una depressione vagale ed una eccitazione simpatica seguita successivamente da una eccitazione della componente
vagale ed una inibizione del simpatico di lunga durata. E' interessante analizzare a livello di singoli organi o
apparati l'esistenza di studi sulla modulazione dell'attività viscerale dovuta a stimolazione somatica.

In questa sede riporteremo alcuni esempi di riflessi somato-cardiaci e somato-gastrointestinali.



Riflessi somato-cardiaci

Una stimolazione a livello della cute di gatti (Kaufman e coll. 1977) e ratti (Sato e coll. 1976) anestetizzati
provoca un aumento della frequenza cardiaca. Lo stimolo innocuo provoca un aumento lieve e fugace, mentre la
stimolazione dolorosa meccanica (pinzamento) un aumento marcato; l'accelerazione cardiaca è dipendente
dall'aumento dell'efferenza simpatica.
Nell'animale spinale, invece, solo la stimolazione della cute toracica provoca una lieve cardioaccelerazione. La spiegazione di tale differenza è che nell'animale intatto il livello segmentario è dominato da una componente riflessa simpatica sovraspinale che manca nell'animale spinalizzato che, quindi, risponde
solamente a livello segmentario.



Riflessi muscolo-cardiaci

Stimolando il muscolo con l'iniezione di sostanze algesiche (KCl o bradichinina) che eccitano le terminazione nervose del Gruppo III e IV, si determina un cambiamento nella frequenza cardiaca (Sato e coll.1979). Il KCl induce cardioaccelerazione; la
bradichinina sia accelerazione che decelerazione.



Riflessi da stimolazione elettrica

La stimolazione elettrica di afferenti cutaneo-muscolari dagli arti posteriori di gatti anestetizzati (Sato e coll. 1979) provoca effetti diversi a seconda delle fibre interessate: Le fibre cutanee del Gruppo II non
determinano alcuna variazione; le fibre cutanee del III Gruppo una cardioaccelerazione nel 70% dei trials; le fibre cutanee del IV Gruppo sempre cardioaccelerazione.
Volee di stimolazione che eccitano fibre muscolari del I e II Gruppo non determinano nulla; mentre la
stimolazione di fibre muscolari del III Gruppo determina bradicardia nel 40 % dei trials e tachicardia in circa il 30 % dei trials. La stimolazione elettrica delle fibre muscolari del IV Gruppo determina cardioaccelerazione.


Riflessi somato-gastrointestinali

Questo tipo di riflessi è stato studiato mediante il posizionamento nell'antro pilorico di un palloncino gonfiato con liquido che è in grado di trasdurre
variazioni di pressione dovute a onde contrattili. In ratti anestetizzati, pinzando la cute addominale si inibisce la motilità gastrica; pinzando la cute degli arti posteriori si aumenta (Ito e coll. 1979).
Kametani e coll.(1979) hanno indagato su questa differenza arrivando a concludere che una tal differenza di comportamento è dovuta al fatto che stimolando la cute addominale si aumenta l'efferenza simpatica senza
modificare quella vagale; stimolando la cute degli arti inferiori aumenta l'efferenza vagale senza modificare
quella simpatica; nel primo caso si avrà, quindi, gastroinibizione motoria, nel secondo facilitazione riflessa.

Parimenti sono stati descritti altri riflessi inibitori, il riflesso cutaneo-duodenale (Sato e Terui, 1976) ed il riflesso cutaneo-intestinale (Koizumi e coll.1980) ambedue scatenati dalla stimolazione nocicettiva della cute addominale.



Riflessoterapia e Antinocicezione

Stimolazione dell'apparato antinocicettivo Moltissimi studi sperimentali o clinici sono stati eseguiti su detto argomento; Han e coll.(1980) hanno riassunto le diverse dimostrazioni al riguardo.
Il primo livello di inibizione degli effetti
dell'impulso nocicettivo si realizza immediatamente a livello spinale segmentario; vengono modulati i riflessi spinali patologici motori ed autonomici, cui abbiamo accennato in precedenza.
L'afferenza, dovuta alla stimolazione agopunturale, raggiunge, attraverso il funicolo anterolaterale, i centri superiori del SNC deputati alla modulazione dell'input nocicettivo.

In particolare vengono attivati:
il nucleo Magno del rafe, che inibisce la trasmissione del dolore mediante le proiezioni serotoninergiche discendenti al nucleo proprio delle corna dorsali ed alla colonna intermediolaterale. Le proiezioni
ascendenti esercitano un'analoga modulazione a livello del nucleo parafascicolare del talamo; il nucleo
reticolare magno-cellulare, che esercita la sua influenza inibitoria mediante delle fibre discendenti a livello delle corna dorsali del midollo spinale; la sostanza grigia periacqueduttale, che esplica un effetto
eccitatorio sui nuclei del rafe e magno-cellulare.
Dopo aver eccitato il nucleo magno-cellulare le afferenze agopunturali raggiungono il nucleo centromediano del talamo da dove, attraverso
l'attivazione del nucleo caudato, inibiscono l'attività del nucleo parafascicolare, struttura questa che,
assieme al nucleo centrolaterale del talamo, occupa una posizione strategica sui meccanismi di controllo centrale dello stimolo doloroso.
Una comprensione più completa sulla complessità dell'effetto analgesico della riflessoterapia ci viene dagli studi condotti sulla cinetica dei neurotrasmettitori e neuromodulatori cerebrali (Han e Terenius (1982).

Componente serotoninergica

Alterazioni indotte nei nuclei dorsali e mediano del rafe diminuiscono l'effetto analgesico della riflessoterapia (Yu e coll. 1979), analogamente al danno
funzionale indotto da iniezione di soluzioni ipertoniche (Kaada e coll.197) nel nucleo magno del rafe o dalla somministrazione di 5-6-diidrossitriptamina sia in gatti
(Du e coll.1978) che in conigli McLennan e coll. 1977 ). Anche la somministrazione intraperitoneale di
paraclorofenilalanina (p-PCA), sostanza che inibisce la sintesi di serotonina, abolisce l'azione analgesica riflessoterapica (McLennan e coll. 1977). Nel ratto
trattato con dosi scalari di p-CPA h stato evidenziato un rapporto lineare fra abbassamento dei livelli centrali si serotonina ed analgesia da agopuntura (Toda e Ichioka 1978).

Effetto analogo si ottiene con il blocco dei recettori serotoninergici mediante somministrazione di ciproeptadina nel coniglio (McLennan e coll. 1977) o di cinanserina nel ratto (Kin e coll. 1979).
Per contro la somministrazione di un precursore della serotonina, il 5-idrossitriptofano, induce un parallelo
aumento della concentrazione cerebrale del neurotrasmettitore e dell'analgesia da stimolazione riflessoterapica(Han e coll.1979).
Sono state pure indagate le variazioni del contenuto di serotonina cerebrale in corso di riflessoterapia; nel coniglio,(Ye e coll.1979) e nel ratto (Han e coll. 1979) si osserva un aumento a livello della zona dei nuclei
del rafe e del midollo spinale sia di serotonina che del suo metabolita principale, L'acido 5- idrossi-indolacetico; è da sottolineare il fatto che l'aumento della serotonina cerebrale si realizza solamente negli animali che manifestano una risposta
analgesica ottimale alla riflessoterapia, e manca negli altri (Liang e coll.1981).

Componente oppioide

Le sperimentazioni effettuate, forse per l'eterogeneità dei modelli sperimentali utilizzati o per la diversità della potenza e della frequenza di stimolazione impiegata e la variabilità delle dosi di naloxone somministrate, hanno fornito risultati discordanti.
Volontari sani sottoposti a tipi diversi di induzione dolorosa, come stimolazione elettrica della polpa
dentaria (Mayer e coll. 1977), stimolazione elettrica o termica della cute (Jiang e coll. 1978), iniezione di
soluzione salina ipertonica nei ligamenti interspinosi (Zhon 1980), hanno riferito la scomparsa dell'effetto analgesico da agopuntura dopo somministrazione di naloxone.
Sjolund e coll.(1979) hanno osservato in pazienti con dolore cronico benigno che il naloxone antagonizza l'azione antidolorifica della riflessoterapia per
stimolazioni a bassa frequenza (2 Hz), ma non per stimolazioni a alta frequenza (lOO Hz). Chapman e coll.(1977) hanno viceversa ottenuto, su di un analoga popolazione di malati, risultati diametralmente opposti nel senso che il naloxone antagonizza
parzialmente l'azione analgesica della stimolazione ad alta frequenza, ma non quella della stimolazione a bassa
frequenza (Chapman e coll.1980).
Altri Autori (Abrahm e coll. 1981), (Chapman e coll.1983) ,(Long e coll.1981),(Pertovara e coll.1982),
Wolf e coll.1978) sono, peraltro, arrivati a conclusioni diverse, secondo cui, in pazienti affetti da dolore sia
acuto che cronico, il naloxone non modifica apprezzabilmente l'analgesia indotta dalla stimolazione riflessoterapica.
Sperimentazioni animali sembrano confermare il coinvolgimento degli oppioidi endogeni nel meccanismo di
insorgenza dell'analgesia agopunturale. Nella scimmia il naloxone abolisce L'analgesia da stimolazione a bassa
frequenza ma non modifica quella ad alta frequenza (Huang e coll.1980), (Sandrew e coll.1977).
Nel gatto sono stati registrati risultati del tutto analoghi oltre che con il naloxone, anche utilizzando altri antagonisti degli oppioidi quali il naltrexone, la ciclazocina e la diprenorfina (Cheng e coll.1980), (Pomeranz e coll.1979), ( Lu e coll.1980),(Pomeranz e coll.1982).
Esperienze condotte nel ratto hanno dimostrato come il levallorfano abolisca completamente (Toda 1984) ed il naloxone parzialmente (Cheng e coll.1979) l'analgesia da stimolazione riflessoterapica e come l'iniezione
intraventricolare di un inibitore della sintesi proteica, quale la cicloesemide, riduca sia il tasso degli oppioidi endogeni cerebrali e sia l'effetto
analgesico indotto dalla riflessoterapia (Zou e coll. 1980).

Componente noradrenergica

Nel ratto è stata osservata diminuzione del contenuto cerebrale di noradrenalina dopo riflessoterapia (Dong e coll.1978), (Kin e coll.1979), (Ng e coll.1974).
Indagini condotte sul turnover della noradrenalina hanno evidenziato come la sua diminuzione dopo riflessoterapia
sembra essere conseguenza di un'aumentata utilizzazione piuttosto che di una ridotta biosintesi del mediatore (Han e coll.1979); ipotesi questa che trova conferma nell'aumento della frequenza di scarica dei neuroni del
locus coeruleus dopo elettrostimolazione (Wu e
coll.1980). Diminuzione dell'effetto analgesico da
riflessoterapia si osserva pure dopo somministrazione
intraventricolare di diidrossifenilserina, metabolita
precursore della noradrenalina, (Bodnar e coll.1979). E'
da rilevare come la diminuzione dell'effetto analgesico
sia direttamente proporzionale all'incremento del tasso
di noradrenalina.
La spiegazione più probabile dell'effetto antagonista
proprio della noradrenalina nei confronti dell'analgesia
provocata dalla stimolazione riflessoterapica è da
individuarsi nell'azione inibitoria svolta dal mediatore
sui neuroni dei nuclei del rafe. Si è visto infatti che
la degenerazione delle fibre noradrenergiche afferenti
al nucleo magno del rafe esalta l'effetto analgesico
della riflessoterapia.


Riflessoterapia ed effetto miorilassante
L'ottenimento di un tale effetto potrebbe essere
considerato una conseguenza della diminuzione
dell'afferenza nocicettiva.
In questo senso è stata interpretata da quegli Autori
che hanno utilizzato come misurazione della soglia del
dolore un riflesso di tipo motorio.
Toda e coll. (1981), (1978) hanno osservato nel ratto
l'effetto depressivo dell'eletttoagopuntura sul riflesso
di apertura delle fauci (jaw-opening reflex), evento che
viene evocato dalla stimolazione elettrica di
nocicettori dell'area orale o facciale.
Ad una analoga conclusione sono arrivati Tsuruoka e
coll.(1987) che hanno esplorato mediante
elettromiografia l'attività evocata da uno stimolo
nocicettivo termico nel muscolo << extensor caudae
medialis>> nel ratto.
Quanto osservato nell'animale è stato confermato anche
nell'uomo da Willer e coll.(1982) utilizzando il <<
orbicularis oculi>> ovvero la contrazione riflessa della
parte inferiore del muscolo << orbicularis oculi>>,
evocata dalla stimolazione elettrica nocicettiva del
nervo sopraorbitale omolaterale.
L'effetto di inibizione motoria, però, non si manifesta
solamente in caso di riflesso evocato dal dolore, ma
anche nello stato di contrazione tonica evocato dalla
vibrazione meccanica applicata sul corpo muscolare di
soggetti umani (Homma e coll.1982), (Homma e coll.1985),
(Kodachi e coll.1987); questi Autori concludono che la
stimolazione agopunturale esercita la sua azione
inibitoria sia a livello spinale che sopraspinale.
Milne e coll.(1985) e Dawson e coll.(1987) in due lavori
successivi hanno esplorato l'effetto
dell'elettroagopuntura profonda (aghi infissi nel
muscolo) sul riflesso da stiramento evocato nel muscolo
estensore comune delle dita mediante una breve e rapida
flessione delle dita.
Mediante l'elettromiografia di superficie è stato
osservato un effetto inibitorio dell'elettrostimolazione
su tale riflesso; in base a tale risultato essi
concludono che tale effetto, evocato dall'afferenza dai
fusi neuromuscolari, rivesta importanza nel sollievo del
dolore da contrattura muscolare contribuendo a spezzare
quel << Circolo patologico di automantenimento del
dolore>> ipotizzato da Livingstone (1943).
 

Effetto della Riflessoterapia sull'efferenza neurovegetativa

Sia l'elettroagopuntura quanto la stimolazione manuale
agiscono in svariate situazioni cliniche anche
attraverso la modulazione dell'ortosimpatico.
In particolare è stata osservata un'azione positiva
dell'elettroagopuntura nella distrofia simpatica
riflessa (Chan e coll.1981), osservazione che conferma i
risultati di sperimentazioni sul coniglio (Matsumoto e
coll.1973) e sul ratto (Lee 1974) che avevano registrato
una vasodilatazione del circolo mesenterico ed
un'abbassamento della pressione sistemica.
La stimolazione manuale sembra sortire effetti analoghi
sia nell'animale (Itaya e coll.1987) che nell'uomo
(Ernst e coll. 1985), (Ernst e coll. 1986), (Xiu e coll.
1987).
Il meccanismo d'azione tramite cui si realizza la
modulazione dell'efferenza autonomica è tuttora oggetto
d'indagine.
 

 

Impiego clinico della Riflessoterapia

Anche se l'agopuntura è una tecnica che è stata
riproposta solo recentemente sul panorama scientifico
internazionale, è quella in cui sono state eseguite il
maggior numero di indagini.
Nel periodo che va dal 1972 al 1990 il medline, la più
fornita banca mondiale di dati medici, ha censito 4445
pubblicazioni che concernono indagini sull'agopuntura.
Di queste, 968 riguardano la sperimentazione di base
effettuata sugli animali, in cui viene esplorato il
meccanismo d'azione da vari punti di vista:
neurofisiologico, neurochimico, ormonale e
neuroormonale. Le sperimentazioni cliniche su soggetti
umani ammontano, per lo stesso periodo a 3477.
Sulla metodologia impiegata nella sperimentazione di
base non vi è nulla da eccepire e si può affermare che,
dal punto di vista teorico, è disponibile un notevole
livello di conoscenza. Al contrario, i lavoro clinici,
nella loro grande maggioranza, sono contraddistinti da:
carenze metodologiche: mancanza di gruppo di controllo,
assenza di doppio cieco; disomogeneità delle tecniche
terapeutiche impiegate che presentano fra loro notevoli
differenze: agopuntura tradizionale, elettroagopuntura,
TENS; disomogeneità dei punti usati negli schemi
terapeutici, nella profondità di infissione degli aghi e
nella loro manipolazione, nel numero e nella frequenza
delle sedute.
Lo squilibrio qualitativo fra lavori sperimentali e
clinici è dovuto al fatto che i lavori di base vengono
effettuati da ricercatori di professione, fisiologi,
neurofisiologi e neurofarmacologi, mentre i lavori
clinici vengono effettuati il più delle volte da
conoscitori dell'agopuntura ma non della metodologia di
ricerca.
Per converso, alcuni lavori clinici sono ineccepibili
dal punto di vista metodologico ma vi appaiono
grossolani errori sulle modalità riflessoterapeutiche
impiegate.
 

 

 

Effetto dell'Agopuntura sul dolore cronico rachideo ed
in generale muscoloscheletrico



In occidente l'agopuntura trova un impiego prevalente
nel trattamento del dolore cronico. In questo ambito, le
due condizioni che sono state maggiormente studiate e
delle quali si trovano riferimenti più numerosi in
letteratura, sono le rachialgie, in particolare quelle
lombari.
Junnila S.Y.T.(1982) ha comparato l'efficacia del
piroxicam e dell' agopuntura nell'osteoartrite,
osservando un risultato significativamente superiore di
questa rispetto al farmaco nella riduzione del dolore;
una differenza si è anche registrata negli effetti
collaterali a vantaggio della stimolazione percutanea.
Il permanere di una differenza è continuato sino al
follow-up dei quattro mesi. Fernandes et al.(1980) non
hanno riscontrato alcuna differenza significativa tra
cinque gruppi di pazienti in trattamento rispettivamente
con agopuntura, somministrazione orale o iniezione
locale di steroidi, fisioterapia ed applicazione di
ultrasuoni placebo.
Brattenberg (1983) comparando l'efficacia
dell'agopuntura con quella della iniezione locale di
steroidi nell'epicondilite, ha rilevato, a favore del
gruppo in agopuntura una differenza statisticamente
significativa nel follow-up a quattro mesi dal
trattamento; a conclusioni analoghe sono giunti Gunn et
al.(1980), confrontando agopuntura e trattamento
convenzionale dei trigger point, con un follow-up da 12
a 60 settimane.
In alcuni studi come terapia di controllo è stata
utilizzata la cosiddetta sham o falsa agopuntura. Per
falsa agopuntura si intende l'inserzione di aghi in
punti casuali della cute avendo per assunto che la
puntura di zone della cute fuori dai punti di agopuntura
non abbia alcun effetto clinico apprezzabile e possa
quindi essere, a tutti gli effetti, considerata una
forma di agopuntura-placebo. Ciò si è rivelato sbagliato
poiché si sono avute dimostrazioni fisiologiche che
qualsiasi stimolo nocicettivo portato sulla cute è in
grado di ridurre il dolore attraverso il meccanismo del
DNIC (diffuse noxious inhibitory control). Questi studi
dovrebbero in effetti essere considerati come
valutazioni dell'effetto dell'agopuntura versus una
forma meno efficace di agopuntura, come affermato anche
da George T Lewith e David Machin(1983).
Gaw et al.(1975) hanno studiato gli effetti
dell'agopuntura versus l'infissione casuale di aghi sul
dolore osteoartritico. Hanno concluso che entrambe i
gruppi hanno raggiunto un sollievo dal dolore, e che non
c'è stata differenza significativa tra i due tipi di
terapia.
Matsumoto et al.(1974) hanno studiato il dolore della
spalla. Due gruppi sono stati sottoposti a trattamenti
di agopuntura classica con manipolazione manuale degli
aghi o elettrica e un gruppo alla falsa agopuntura. Gli
autori hanno stabilito che l'agopuntura è efficace ma
che non vi è una differenza significativa tra le tre
forme di trattamento.
Mann e Baragar (1974) hanno confrontato l'attività
dell'agopuntura paragonata all' inserzione casuale
d'aghi evidenziando un miglioramento significativo nel
primo gruppo e per un periodo nettamente più prolungato
rispetto all'inserzione casuale di aghi.
Moore e Berk (1976) hanno studiato il dolore della
spalla, stimando gli effetti relativi dell'agopuntura
versus la falsa agopuntura e l'influenza della
suggestione sull'effetto del trattamento. Gli autori
sono giunti alla conclusione che la suggestione indotta
nel paziente non influenza il risultato terapeutico. Una
proporzione più alta di pazienti ha sperimentato una
significativa riduzione del dolore nel gruppo dell'
agopuntura, ma, senza alcuna differenza statisticamente
significativa tra i due gruppi di trattamento.
Mendelson et all.(1983) hanno preparato un complesso
studio incrociato con follow up di 4 settimane in
pazienti affetti da lombalgia cronica in cui
l'agopuntura era confrontata con un'iniezione di
lignocaina seguita dall'infissione di aghi in area
analgesica. Il dolore venne misurato secondo la metodica
delle scale analogiche visive. La riduzione del dolore
era maggiore nel gruppo trattato con l'agopuntura (36%
contro 22%) senza peraltro raggiungere la
significatività statistica.
Lee e coll.(1975) ha studiato 261 pazienti con dolore
cronico, inserendo nello studio pazienti con diagnosi
che andava dalla nevralgia del trigemino
all'osteoartrite generalizzata. Un primo gruppo (128
pazienti) ha ricevuto quattro tipi di trattamento
consecutivi: agopuntura, inserzione casuale di aghi,
agopuntura, inserzione casuale. Un altro gruppo è stato
trattato solo con agopuntura (131 pazienti) Entrambi i
gruppi hanno risposto in ugual modo ma complessivamente
l'agopuntura rende conto del 50% della riduzione del
dolore nel 70% dei pazienti, alla fine del trattamento.
Nel follow-up, a quattro settimane, la percentuale era
calata al 35%.
Weintraub e coll.(1975), studiando il dolore
muscoloscheletrico, hanno usato un doppio cieco in cui
l'agopuntore era inconsapevole dell'esatta diagnosi, ma
era solo semplicemente istruito a inserire gli aghi in
punti del corpo indicati per ogni paziente. Dimostrarono
che l'agopuntura ha un effetto analgesico maggiore
rispetto alla falsa.
Edelist e coll.(1976), in uno studio del 1976 sul potere
analgesico dell' agopuntura in pazienti affetti da ernia
discale, hanno confrontato un gruppo di 30 persone in
trattamento con agopuntura tradizionale e stimolazione
elettrica dei punti di agopuntura con un gruppo trattato
con falsa elettroagopuntura: il 46% dei miglioramenti
ottenuti con EA versus il 40% ottenuto con falsa EA non
è risultato statisticamente significativo.
Fox et Melzack (1976), in uno studio sul low back pain
di comparazione in cross over fra due terapie; TENS ed
agopuntura classica (solo 3 agopunti per due sole
sedute), hanno riscontrato un miglioramento del 75% nel
gruppo trattato con agopuntura e del 66% in quello
trattato con TENS, senza alcuna differenza
significativa.
Laitinen (1975), in uno studio sulla rachialgia
cervicale, confrontando un gruppo di pazienti trattato
con agopuntura reflessologica versus un altro trattato
con TENS e con un follow-up da 2 a 6 mesi, non ha potuto
riscontare alcuna significatività statistica nella
differenza di risposta tra i due gruppi che hanno
raggiunto rispettivamente il 59% ed il 46% di
miglioramento.
Macdonald valutò gli effetti dell'agopuntura versus un
placebo fisico nel low back pain, usando una imponente
apparecchiatura elettronica che, quando veniva accesa,
produceva segnali audio, visivi, etc., ma che non
trasmetteva alcuno stimolo al paziente. Il gruppo in
agopuntura presentò il 75% di risposte positive contro
il 25% del gruppo placebo.
Altafini e coll.(1991), comparando fra loro de gruppi di
pazienti affetti da low back pain trattati in agopuntura
somatica con due modalità diverse: 10 sedute settimanali
contro 5 sedute settimanali, hanno registrato un effetto
di dose/dipendenza della terapia; i pazienti trattati
con 10 sedute traevano dalla terapia un risultato
significativamente migliore di quelli trattati con 5
sedute.


 

 

 

Trattamento delle cefalee

La cefalea essenziale (Headache Classification 1988)
sembra rappresentare un'indicazione importante della
riflessoterapia agopunturale, per alcune buone ragioni:
 essendo una sindrome dolorosa essenziale risulta
impossibile nella maggioranza dei casi individuare, al
momento attuale, una causa organica rimovibile;
 la sua cronicità rende necessaria una continua
assunzione di farmaci che, oltre a non essere gradita a
questi pazienti, li espone a seri problemi iatrogeni.
 il meccanismo d'azione dell' agopuntura e
dell'elettroagopuntura appare in grado di modulare
alcuni dei fattori fisiopatogenetici che sembrano
assumere rilevanza nel corso di tali disnocipatie.
E' stato segnalato, infatti come la stimolazione manuale
e quella elettrica degli aghi infissi determini,
nell'uomo, un aumento dei livelli di oppioidi endogeni
nel liquido cefalorachidiano (He L.1987). A tale
proposito vi sono opinioni contrastanti: alcuni Autori
hanno osservato un'aumento di ß-endorfine nel liquor
lombare e ventricolare di pazienti affetti da dolore
ricorrente (Chen B.Y. e Pan X.P. 1984), Clement-Jones V.
e coll. 1980), (Sjölund B. e coll. 1977); Hardebo e
coll.(1989) in particolare, hanno sottoposto un gruppo
di pazienti affetti da cefalea a grappolo ad agopuntura
manuale, registrando un aumento di met-enkefalina
liquorale da livelli abnormemente bassi a valori più
fisiologici; non sono stati registrati chiari aumenti di
ß-endorfina.
Osservazioni sperimentali (vedi le reviews: He L.1987,
Capper S.J.1986, Han J.S. e Terenius L.1982) hanno
evidenziato anche nel ratto un aumento di leu- e met-
enkefalina come pure del turnover della serotonina
cerebrale.
Gli studi clinici si dividono in studi pilota e studi
controllati.
La maggioranza degli studi pilota sono stati effettuati
sul trattamento dell'emicrania in cui, secondo i vari
Autori, si ottiene un miglioramento del dolore in
percentuali variabili dal 54% (Cheng A.C.K.1975) all'81%
(Ceccherelli F. e coll.1985)sino al 92% (Laitinen
J.1975).
Solo uno studio (Levine e coll. 1976) riporta un
risultato negativo.
Una riduzione nell'assunzione di farmaci è segnalata
(Ceccherelli e coll.1985) in percentuale variabile dal
33% (Marcus P. 1979) al 76% (Kim K.C.e Yount R.A.1974).
Ciò oltre a confermare un effetto di ripristino di una
soglia del dolore più fisiologica, fa anche ipotizzare
un'azione sedativa di questa terapia. Nel paziente
disnocipatico, infatti, la spinta all'automedicazione
oltre che dalla sofferenza dolorosa sembra dipendere
anche uno stato ansioso-depressivo che spesso è
concomitante. Alcuni Autori, che hanno coniato il
termine di equivalente depressivo, (Lopez
J.J.1972),(Paykel E.S. e Norton K.R.W.1982), considerano
il dolore cronico come una manifestazione somatica di un
disturbo depressivo in grado di manifestarsi anche a
livello affettivo, cognitivo e comportamentale. IL
disturbo comportamentale, in particolare, vedrebbe
l'alcoolismo, la tossicodipendenza e la
farmacodipendenza come manifestazioni principali. In
un'indagine condotta su pazienti affetti da dolore
cronico benigno alcuni autori (Ceccherelli F. e
coll.1983) hanno evidenziato un effetto ansiolitico
della riflessoterapia agopunturale apparentemente
slegato dal risultato sul dolore.


L'andamento del sonno, in termini di numero di ore
dormite, rispecchia abbastanza fedelmente l'andamento
sul dolore aumentando nei pazienti con risultato buono,
essendo stabile in quelli con risultato insufficiente e
diminuendo in quelli con risultato pessimo (Ceccherelli
F. e coll.1985); ciò confermerebbe l'azione centrale
della riflessoterapia, soprattutto sul sistema
serotoninergico.
Uno studio particolarmente interessante è stato
effettuato da Lenhard e Waite (1984) su 60 soggetti
affetti da emicrania sottoposti a 12 sedute di
agopuntura. I pazienti erano suddivisi in due gruppi ad
un gruppo è stato iniettato naloxone ed all'altro
placebo. Il risultato ottenuto non è stato influenzato
dal naloxone.
In alcuni studi controllati sull'emicrania i risultati
sembrano contraddittori: Alcuni Autori comparando 6
sedute settimanali di agopuntura con altrettante sedute
di TENS placebo hanno registrato un sollievo maggiore
con l'agopuntura non statisticamente significativo
(Dowson D.I. e coll.1985), mentre altri Autori (Vincent
C.A. 1989) con un disegno sperimentale analogo
utilizzando come placebo la sham acupuncture (aghi
infissi in punti cutanei generici) hanno osservato un
miglioramento significativo per il gruppo sottoposto ad
agopuntura; un analogo risultato hanno ottenuto
Ceccherelli e coll.(1987), con un ciclo terapeutico di
10 settimane.


 

 

Complicanze ed effetti collaterali

Le complicanze della riflessoterapia agopunturale,
vengono distinte in immediate e tardive (Vitiello A. e
coll. 1978).
La manifestazione più frequente e che, di per se'
raramente rappresenta una complicanza seria, e' la
sindrome vagale.
Si manifesta in genere, dopo l'infissione degli aghi a
livello del viso, delle dita, del collo e delle spalle
soprattutto in un individuo seduto (Vitiello A. e
coll.1978) oppure, secondo l'esperienza del nostro
gruppo, quando vengono stimolate strutture profonde
quali: la parete venosa, il periostio, guaine tendinee e
tronchi nervosi.
Segni premonitori sono: pallore, sudorazione,
diminuzione della frequenza cardiaca e della pressione
arteriosa.
Durante l'episodio lipotimico, si dovrà' in ogni caso,
togliere gli aghi, far sdraiare la persona con le gambe
sollevate, controllare la pressione arteriosa ed il
polso fino a quando non si sarà ripreso.
La sindrome, è un segno di ipersensibilità; tali
soggetti fanno parte della categoria dei cosiddetti
"strong responders" ; sarà quindi indispensabile
impiegare in questi pazienti una stimolazione leggera:
un numero minimo di aghi, di calibro sottile, evitando
l'infissione profonda ed una manipolazione
eccessivamente dolorosa, aumentando l'intervallo di
tempo fra le sedute.
In alcuni individui, può' comparire nella sede di
infissione degli aghi, un dolore sproporzionato rispetto
all'entità della stimolazione.
E' importante rilevare un tale segno perché potrebbe
essere patognomonico di uno stato di iperalgesia ovvero,
un patologico abbassamento della soglia del dolore.
Al di la' di queste condizioni, e' bene tener presente,
che un dolore, specie se persistente ed associato a
senso di oppressione toracica, dolori addominali o
deficit neurologici, deve indurre il sospetto circa la
possibilità di aver procurato una ferita d'organo con
l'infissione dell'ago. Soggetti a rischio, sono per lo
più' individui emaciati, con epatosplenomegalia,
enfisema polmonare e globo vescicale.
L'organo maggiormente colpito, e' il polmone, e come
frequenza il pneumotorace rappresenta la seconda
complicanza dell'agopuntura dopo l'epatite (Favero M.S.
1985, Valenta L.J. e Hengesh J.W.1990).
Le sedi di infissione degli aghi in cui il rischio è
maggiore sono:la fossa sopraclavicolare ed il secondo
spazio intercostale (Bodner G e coll.1983). Le vie di
penetrazione dell'aria, possono essere: il tragitto
fistoloso indotto dall'ago oppure una lesione
parenchimale.
La breccia in genere e' piccola, per cui l'aria penetra
lentamente. Il periodo medio richiesto perché la
sintomatologia divenga clinicamente evidente, varia
dalle due alle trenta ore.
E' per questo, che si consiglia, qualora il paziente
accusi un forte dolore toracico che si aggrava con gli
atti respiratori profondi (Stack B.H.R. 1975), di
eseguire una radiografia al torace subito ed una dopo 24
ore (Ritter H.G. e Tarala R. 1978).
Il pneumotorace in ogni caso, e' legato ad una errata
applicazione della tecnica: aghi infissi
perpendicolarmente e troppo profondamente nelle zone a
rischio, mancata inspirazione quando si utilizzano punti
localizzati a livello degli apici polmonari.
Lo stesso midollo spinale, può' essere leso con la
riflessoterapia mediante aghi infissi a livello
nucale(Kida Y. e coll.1988, Campbell A.E.R. 1982, Latter
C.E. 1983).
Shiraishi e coll.(1979) hanno descritto in un loro
articolo pubblicato su Neurology, la comparsa di lesioni
neurologiche dopo l'applicazione di più' aghi a livello
di C1 e C2 secondo la tecnica dell"Okibari". Questa,
consiste nell'introduzione di più' aghi a permanenza in
sede sottocutanea. Dopo di che', la porzione esterna,
viene recisa ed il moncone lasciato in loco.
Dopo 6 mesi circa, il paziente in esame, a seguito di un
trauma cervicale, comincio' ad accusare: ptosi
palpebrale, diminuzione della temperatura e della
sensibilità' dolorifica a livello della spalla sx,
paresi della gamba dx e secchezza della cute su tutto
l'emisoma dx.
Lo studio del quadro clinico con gli esami strumentali
del caso, dimostrarono la migrazione degli aghi in sede
midollare con lesioni del tratto piramidale laterale,
della via spino-talamica e delle vie simpatiche di sx.
Le lesioni d'organo in ogni caso, sono poco frequenti,
più' comuni sono quelle dei vasi. Gli ematomi e le
emorragie che si osservano in genere sono banali.
Possono divenire notevoli, in soggetti che fanno uso di
anticoagulanti in dosi massicce o con disturbi della
coagulazione (Vitiello A. 1976) soprattutto qualora si
perforino grossi vasi.
Manovre maldestre da parte dell'operatore, possono
determinare la rottura dell'ago. Si tratta di incidenti
più' frequenti quando si riutilizzano gli aghi monouso
risterilizzandoli a caldo in stufa a secco o in
autoclave. In queste condizioni, si dovrà cercare di
estrarre il frammento mediante spremitura della cute o
altro per il pericolo di formazione di granuloma da
corpo estraneo.
Il contatto dell'ago con la cute, anche se raro, può'
determinare la comparsa di reazioni allergiche in
soggetti particolarmente sensibili (Castelain M. e coll.
1987). Le allergie più' frequenti si osservano verso
metalli come: il nickel (Romaguera G. e Grimalt F.,
1979, 1981), ed il cromo (Castelain M. e coll., 1987)
presenti in quasi tutti gli aghi.
Un uso prolungato della tecnica poi (10-30 anni)
(Yamaguchi J. e coll., 1983, Hiejima M. e coll.1983),
specialmente qualora si utilizzino aghi a permanenza,
può' determinare la comparsa nelle sedi di infissione di
macchie bluastre simili ai nevi (Tanita Y. e coll.
1985). Al microscopio ottico, l'esame istologico di
questi tessuti, ha dimostrato la presenza di piccoli
granuli bluastri a livello della membrana basale delle
ghiandole sudoripare, lungo le fibre elastiche del derma
ed all'interno della parete dei vasi sanguigni.
L'analisi a raggi X dei granuli, ha evidenziato che
questi sono composti prevalentemente da Ag, Cl e Hg.
Elementi questi, presenti a loro volta negli aghi a
conferma della relazione esistente.
Le modalità di stimolazione di un punto come e' noto
sono molteplici. Con la moxibustione, piccoli coni di
Artemisia essiccata vengono usati per riscaldare l'ago
infisso o direttamente la cute fino alla formazione
dell'eritema in soggetti "no or low responders" e nelle
patologie da freddo (Hung V.C. e Jill S.M., 1991). In
entrambe queste circostanze, un riscaldamento eccessivo
dell'ago o della cute, può' determinare la comparsa di
ustioni o escare nella sede del trattamento (Hung V.C. e
Jill S.M., 1991. L'area dove queste sono più' frequente,
e' la cute della schiena, per la presenza di pochi
recettori e quindi per una sensibilità' minore del
paziente.
Lesioni analoghe si possono avere con
l'elettrostimolazione, utilizzata in genere nel dolore
da deafferentazione ed in presenza di nevralgie facciali
(Tuke J. 1979).
Cautela invece, si deve usare con l'elettrostimolazione
per complicanze ben più' serie, in pazienti portatori di
pace-maker o di aritmie cardiache per la possibile
comparsa di fibrillazione atriale (Vitiello A. e coll.,
1978).
Le complicanze tardive compaiono dopo un periodo di
latenza di giorni o mesi. Si tratta per lo più' di
complicanze infettive, le quali compaiono come ci si
può' aspettare al termine del periodo di incubazione
della malattia.
Topograficamente, vengono distinte in: regionali
(condrite e pericondrite auricolari) (Allison G. e
Kravitz E. 1975; Jones H.S. 1985), loco-regionali (
peritonite) (Jifferys D.B. e coll. 1983) e generali
(endocardite batterica, epatite da siero, A.I.D.S., C.ID
e sepsi) (Vittecoq D. e coll. 1989; De Galocsy C. e
coll.1982; Izatt E. e Fairman M. 1977).
Condrite e pericondrite, fanno seguito per lo più'
all'uso di aghi a permanenza in auricoloterapia (Gilbert
J.C. 1987). Originano in genere da un piccolo focolaio
di infezione formatosi in corrispondenza di un ematoma
provocato dall'ago.
La suppurazione che ne consegue, determina con il tempo
distruzione della cartilagine auricolare e sua
sostituzione da parte del tessuto fibroso (Allison G. e
Kravitz E., 1975).
Di conseguenza, l'orecchio tende ad afflosciarsi ed a
perdere la sua forma caratteristica. In queste
circostanze, si consiglia di togliere al più' presto,
l'ago a semipermanenza, di drenare il materiale
purulento, di effettuare dei lavaggi in loco con acqua
ossigenata e di somministrare antibiotici per OS.
Per quanto riguarda l'endocardite batterica, l'incidenza
di questa in soggetti che praticano l'agopuntura e'
difficile da valutare (Jifferys D.B., 1983). Individui a
rischio, sono coloro che sono affetti da vizi cardiaci,
portatori di protesi valvolari o tossicodipedenti. In
presenza di queste condizioni si consiglia di
intraprendere all'inizio della terapia, una profilassi
antibiotica con amoxicillina (Jawetz E. e coll. 1977;
Shanson D.C., 1981).
Il rischio infettivo più' frequente legato all'uso di
questa tecnica, consiste nella trasmissione dell'epatite
da siero (B, C, D ed E) (Frederick P. e Shiang E.L.,
1980).
In tutte le indagini condotte (Boxall E.H. 1978; Kobler
E. e coll. 1979; Hussain K.K. 1974), la ragione più
frequente del contagio e' l'insufficiente
sterilizzazione dello strumentario utilizzato.
In uno studio condotto a Rhode Island (Kent G.P. e coll.
1988) ad esempio, e' stato dimostrato, come gli aghi
fossero riposti durante la notte in una soluzione di
Benzalkalium Cloride per essere riutilizzati il giorno
dopo.
Per la stessa causa, in Cina, dove disinfettano gli aghi
con l'alcool (Wai-On Phon e coll. 1989), l'epatite B e'
endemica. Non solo, ma l'incidenza dell'epatocarcinoma
in questo paese risulta sicuramente fra le più' alte. E'
per questo che si sconsiglia di disinfettare
semplicemente gli aghi che dovranno essere sterilizzati
in autoclave a calore umido ad una temperatura di 160
gradi centigradi per almeno 2 ore (Favero M.S. 1985). Il
calore secco a 160 gradi centigradi non appare
sufficiente mentre le soluzioni sterilizzanti in quanto
poco pratiche non sono affidabili; dovranno essere
utilizzate solamente quelle con autorizzazione
ministeriale che dimostrino non solo capacità
battericida, ma anche fungicida, virucida e sporicida.
Per quanto riguarda l'A.I.D.S., recentemente e' stato
descritto il caso di un ragazzo francese di 17 anni, il
quale 8 settimane dopo aver terminato un ciclo di
terapia agopunturale, aveva manifestato i segni della
malattia (Vittecoq D. e coll. 1989).
E' difficile in questo caso, trovare un rapporto
causa-effetto, dato il breve periodo di incubazione in
assenza di altri fattori di rischio . Ciò non toglie,
che questa pratica, rappresenti un possibile veicolo
della malattia la' dove la sterilizzazione sia
insufficiente (Cheng T.O. 1989).
La riflessoterapia agopunturale, infine, può riattivare
un quadro di Herpes Zooster (Chang T.W.), aggravare un
quadro clinico di psoriasi (Kirschbaum J.O. 1972) con la
comparsa nella sede di infissione di lesioni ex-novo
(fenomeno di Koeber).



 

 

Conclusioni :

La riflessoterapia per agopuntura risulta essere la tecnica di stimolazione fisica in cui sono state compiute il maggior numero di osservazioni scientifiche. A livello di ricerca di base, le conoscenze sul suo meccanismo d'azione hanno avuto un grande impulso; purtroppo a livello clinico non si può essere altrettanto ottimisti; essendo la maggior parte degli agopuntori liberi professionisti, non vengono prodotte un numero sufficiente di osservazioni scientifiche che possano verificarne l'efficacia clinica con una metodologia scientifica.
Inoltre essendo quasi tutte le scuole di agopuntura di cultura classica, tradizionale, viene coltivata una sottocultura medica di avversione "ideologica" alla medicina scientifica.
Tutto ciò impedisce non solo che la conoscenza scientifica sull'agopuntura progredisca, ma anche che una conoscenza di tipo riflessoterapico sull'agopuntura si diffonda.


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